È tempo di elezioni, di campagna elettorale e di canditati.
È tempo di un nuovo sistema elettorale, più democratico, più demografico, più popolare, più alla portata, più comprensibile, più comprensivo, forse meno competente ma più… mediatico.
Insomma un TALENT SHOW!
Ed ecco allora che si aprono le porte del “paradiso” per tutti, la politica e la “casta” si schiudono all’uomo comune: uno su tutti, Mario. Mario, l’uomo comune, Mario, sempre lui, viene travolto e trascinato dagli eventi che corrono più veloce di lui.
E così il nostro eroe si ritrova, suo malgrado, a rincorrere una carica, quella di Presidente della repubblica, in un sistema elettorale del tutto nuovo, forse un po’ assurdo, sicuramente feroce e molto molto Pop ma che ha, a guardarlo meglio, qualche inquietante somiglianza…
Una commedia divertente e sfrontata sulla politica dell’immagine e sulla cultura mediatica in Italia, una riflessione su cosa siano la Competenza, troppo spesso sottovalutata, e la Meritocrazia, concetto abusato e mal compreso. Uno spettacolo in cui si ride molto, ma si ride amaro, perché in fondo si ride un po’ di noi stessi.
The Quirinal ha debuttato con un grande successo al Torino Fringe Festival 2015 ed si inserisce in un percorso che stiamo affrontando sulla società contemporanea attraverso la storia di Mario, l’uomo comune travolto dagli assurdi eventi del nostro mondo.
The Quirinal può in qualche modo definirsi una sorta di “sequel” indipendente e autonomo della nostra precedente produzione, “Crisi: istruzioni per l’uso”, presentato all’edizione 2014 del Torino Fringe Festival e inserito poi nella stagione 2014-2015 del Teatro Astra di Torino (Fondazione TPE).
Apparentemente leggero nel linguaggio e nel genere, ma non meno inquietante nel messaggio, The Quirinal, di “Onda Larsen” è una parabola in forma di show televisivo: un mondo di ascendenza orwelliana, ma dai meccanismi esasperati fino al calor bianco, riportato all’odierna civiltà dell’apparenza, del social network, qui assurto a demenziale strumento di democrazia diretta. L’intelligente, ironica, impietosa scrittura di Lia Tomatis, in scena con Riccardo De Leo, Luciano Faia e un indiavolato Gianluca Guastella, la regia di Alberto Oliva, ne fanno uno spettacolo godibilissimo. Si ride a gola spiegata ma, spenta la risata, rimane un amaro retrogusto: in quel mondo apparentemente irreale riconosciamo, infatti, le modalità comunicative, le manipolazioni della coscienza di massa, delle quali sono intessuti i nostri più popolari talk show.
Claudio Facchinelli (corrierespettacolo.it)