Siamo in un anno imprecisato di un futuro non troppo lontano: il mondo in cui veniamo proiettati è una realtà in cui l’imperativo massimo è essere “divertiti”. Il divertimento ha sostituito la ricerca della felicità e l’intrattenimento selvaggio non permette riflessione alcuna, non è possibile trovare il tempo per pensare né meditare sui propri stati d’animo.
La polizia si chiama “Agenzia di Controllo della Libertà”, un nome più rassicurante ma che cela in sé stesso e nella struttura della sua organizzazione, l’annullamento totale di ciò che millanta di proteggere: la libertà.
Il protagonista, Giacomo, comincia a sentire che imbottire il suo tempo non gli piace più; essere divertito non gli basta, vuole essere davvero felice. La sua è una soluzione semplice: chiudersi dentro casa per tagliarsi fuori da tutta la vita così detta “sociale”, con un’unica persona ammessa alla sua presenza: sua moglie Anna.
Ovviamente il suo progetto si scontra con i regolamenti vigenti al di fuori del suo salotto. La Legge, infatti, non transige e all’Agenzia di Controllo della Libertà non sfugge la vita troppo casalinga di Giacomo. Come risolvere quindi una situazione che vede i due protagonisti schiacciati tra amici che non li comprendono e temutissimi agenti dell’Agenzia?
Giacomo rischia infatti di essere deportato nei temutissimi “Campi di divertimento”, una versione gentile e accettata dei “Campi di concentramento” nazisti.
La situazione si ingarbuglia sempre di più, nonostante l’aiuto di uno strampalato medico di famiglia, e la sospirata vita tranquilla del protagonista si trasforma in una baraonda generale, dove l’unica soluzione che pare profilarsi sembra ormai essere la morte…

Scritto da: Lia Tomatis
Regia: Riccardo De Leo
Interpreti: Selene Baiano, Riccardo De Leo, Michela Di Martino, Luciano Faia, Gianluca Guastella, Paolo Mazzini, Lia Tomatis.
Genere: commedia
Il progetto
Questo progetto nasce dall’esigenza di provare a comprendere il nostro mondo, i suoi meccanismi, le sue contraddizioni. L’obiettivo è quello di raccontare il nostro tempo attraverso una storia ambientata in un ipotesi di futuro, costruita sull’esasperazione di taluni aspetti della nostra società.
Questo spettacolo rappresenta l’incontro-scontro tra i giovani esseri umani e le rigide convenzioni di questo mondo. Mette in scena l’insofferenza radicata dentro ognuno di noi e troppo spesso ignorata, anche da noi stessi, per comodità o per annebbiamento del pensiero critico, dovuto ad anni e anni di condizionamento del cervello.
Per questo si intitola “Fuga di un rospo”, riprendendo quella teoria secondo cui un rospo buttato in acqua bollente fugge via, mentre un rospo fatto bollire in acqua che da fredda diventa calda, non se ne accorge e si lascia cuocere. Il futuro di “Fuga di un rospo”, infatti, è costruito ispirandosi alle 10 strategie della manipolazione mediatica di Noam Chomsky:
- La strategia della distrazione,
- Creare problemi e poi offrire le soluzioni,
- La strategia della gradualità,
- La strategia del differire,
- Rivolgersi al pubblico come ai bambini,
- Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione,
- Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità,
- Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità,
- Rafforzare l’auto-colpevolezza,
- Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscano.
Ognuno di questi punti elaborati dal teorico è sviluppato nel testo e condiziona la storia dei protagonisti. In una società controllata, parole banali e familiari diventano lo strumento per limitare la libertà, senza far ricorso ad azioni violente ed estreme. Altre parole, quelle del sarcasmo e dell’ironia, diventano armi affilate di denuncia sociale prima, di rivolta poi.