Andrea in gabbia: monologo a dieci voci e controcanto è la storia di un essere umano che decide di smontare sbarra dopo sbarra la sua prigione. E lo fa attraverso un processo di crescita innescato e compiuto grazie ad incontri-scontri con delle figure che incarnano aspetti diversi del mondo e di Andrea stessa.
Sono personaggi reali, in quanto proiezione del reale, e allo stesso tempo onirici. Ciò che si vede è ingannevole, bisogna guardare meglio. Così, il dubbio che la reclusione di Andrea non sia imposta bensì sia una sua scelta, si insinua lentamente. E la gabbia, ci chiediamo, è davvero una cella o non è, piuttosto, una proiezione della mente, una corazza difensiva per Andrea che non sa e non vuole affrontare il mondo?
Una gabbia composta dalle aspettative, dalle convenzioni e dagli schemi predefiniti della società e ma ridiamo, ridiamo molto. Perché le vicende di Andrea sono come quelle di ogni vita normale: un po’ tragicomiche.
È una commedia-monologo onirico-surreale che si sviluppa a quadri tragicomici, interventi musicali e incursioni di una specie di mimo. La miscela di linguaggi diversi è il punto cardine di questo progetto: musica, immagini e parole si alternano, si contaminano e si fondono tra loro, alla ricerca di nuovi modelli comunicativi e nuove suggestioni, come nel caso di Controcanto che si esprime attraverso le note del pianoforte e i cui movimenti sono un ibrido tra danza e mimo.
Il piano e così il pianista, sempre presenti ai lati della scena, non si limitano ad essere musicista e strumento, ma diventano personaggi veri e propri e le note interagiscono con la storia e gli eventi, fino a diventare parole.